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Armageddon time
Martina Barone

RoFF17 | Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse: recensione del film

Tags: Armageddon Time, James Gray, roff17
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RoFF17 | Armageddon Time - Il tempo dell'apocalisse: recensione del film

Tags: Armageddon Time, James Gray, roff17

Anche James Gray realizza il film sulla sua infanzia dal titolo Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse

Nella versione del titolo italiano di Armageddon Time di James Gray è stato aggiunto il sottopancia “L’ora dell’apocalisse”. Riferimento metaforico ovviamente agli eventi che accadono all’interno di una pellicola che, come diversi degli autori nell’ultimo tempo, l’autore ha dedicato a se stesso e al ricordo di chi e cos’erano quando era un ragazzino, ma che rappresenta anche la sensazione di annichilamento che la pellicola conduce verso la sua fine, annientando completamente la visione e la voglia di allegria dello spettatore. Non perché Armageddon Time sia un film disfattista o lasci con un senso di malinconia il pubblico, bensì poiché lo tramortisce al punto che anche uscire dalla sala diventerà un peso, quello su cui la pellicola ha caricato per l’intero tempo, sfiancando chi era lì ad osservarla.

Nessuna vena triste o il rendere più tragici del dovuto i ricordi della sua infanzia. Il problema però dell’opera di James Gray è l’essere del tutto dissociata da un approccio alla visione che pone da fuori uno spettatore semplicemente annoiato dal ritmo che il regista e sceneggiatore applica alla propria memoria. Personale, ma non per questo di presa in un pubblico che non entra minimamente in empatia né con quel ragazzino protagonista, né tanto meno col circondario attorno, fatto da nomi risonanti nel panorama hollywoodiano come Anthony Hopkins e Anne Hathaway, ma completamente fuori dal poter essere ammirati in Armageddon Time.

Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse: è davvero difficile crescere

Attori con una carriera decennale e premiata alle spalle a cui va aggiungendosi il contesto della crescita del protagonista Paul (Michael Banks Repeta) e dei vari passaggi dalla comprensione delle sue origini ebraiche andando fino alle questioni razziali che affliggono, ieri come oggi, l’opinione comune. Un ragazzino che non trova pace a scuola, volendo diventare il buffone della classe e facendosi così adorare da tutti. Ma anche bambino dalla grande fantasia che deve essere ben incanalata, a cui si dedica il nonno materno, unico adulto per cui provare reale rispetto, e che cerca di indirizzarlo nel mondo.

Un personaggio che affronta tutti i disagi del caso quando si tratta di non sentirsi sicuri in un contesto che può risultare ostile come la scuola, dove ferire per primo equivale a dimostrare la propria stoffa, ma in cui Paul non riesce a muoversi adeguatamente perché troppo impegnato a comprendere come uscire da quel periodo di confusione che è l’inizio della prossima adolescenza. Ma in verità, nel suo continuo rivendicare un carattere spigliato e indomabile, sveglio e intraprendente, Paul è quanto più lontano dal personaggio spigliato che si ha piacere di seguire nelle sue marachelle e che, anzi, tende anche a risultare sfacciatamente insofferente e antipatico. Difficile per chi deve avercene a che fare, compresi gli spettatori.

Riunione di famiglia

Armageddon time
Credits: Universal Pictures

A differenza però di una visione del proprio percorso personale che gli autori cinematografici stanno sempre più apportando all’interno delle loro opere, con Armageddon Time – L’ora dell’apocalisse James Gray non elabora lo sviluppo della sua maturità in riferimento all’arte o al cinema, trattando solamente della propria famiglia e di come è stato crescere in quello specifico ambiente culturale. Una mancanza di elementi degni di approfondimento, almeno nella maniera in cui vengono esposti dall’autore, che allontanano ben presto il pubblico da quella famiglia la cui eredità non viene trasmessa a coloro che li osservano da fuori. Scambi e radici che non vengono ben intrecciati rimanendo flebili e superficiali, inesistenti soprattutto nel doversi legare all’emotività degli spettatori. 

Un viaggio nel passato, ma che in quel tempo può anche tranquillamente rimanere visto che non riesce ad essere riportato con verve e sentimento nel presente della filmografia di James Gray. Un momento per ricordare, ricordarsi, per (ri)scoprire le proprie origini, ma facendolo più per se stessi che per coloro che si affacciano a guardare. Una riunione di famiglia chiusa, di cui si dispiace non il non aver ricevuto l’invito, ma l’essere stati comunque costretti a dover partecipare. 

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