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Cristiana Puntoriero

Slumberland, recensione: con Jason Momoa nel fantastico mondo dei sogni

Tags: film, jason momoa, netflix, Recensione
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Cristiana Puntoriero

Slumberland, recensione: con Jason Momoa nel fantastico mondo dei sogni

Tags: film, jason momoa, netflix, Recensione

Dal regista di Hunger Games e tratto da un fumetto del primo Novecento, Slumberland ci apre le porte nel fantastico mondo dei sogni, con una storia di crescita e di paternità che riesce con sorpresa ad emozionare. Su Netflix, con Jason Momoa.

Sinossi ufficiale di Slumberland:

Dopo che il padre Peter (Kyle Chandler) resta inaspettatamente disperso in mare, la vita idillica della giovane Nemo (Marlow Barkley) nel Pacifico nord occidentale è messa sottosopra quando è mandata a vivere in città con Phillip (Chris O’Dowd), lo zio ben intenzionato ma profondamente impacciato. Di giorno Nemo fatica ad affrontare una nuova scuola e una nuova routine, ma di notte una mappa segreta verso il fantastico mondo dei sogni la mette in contatto con Flip, un fuorilegge rozzo ma simpatico che diventa ben presto suo compagno di viaggio e guida. Insieme a Flip si troverà presto coinvolta in un incredibile viaggio attraverso i sogni e in fuga dagli incubi, nella speranza di poter ritrovare il padre.

Recensione di Slumberland:

Rifugiarsi nel sonno a volte significa evadere dalla realtà e mettere in pausa, almeno per un momento soltanto, tutto quello che vorremmo dimenticare. L’esperienza cinematografica è in sé una sorta di parentesi onirica in cui si è portati a vivere un’esperienza irreale ad occhi aperti, tant’è che i film che hanno provato a rendere concreta l’immaterialità del sogno hanno da sempre trovato nello spettatore un proprio fascino tutto particolare, facendosi largo nella vasta possibilità dei meandri del subconscio grazie alle capacità, uniche e rare, della macchina cinema.

Non ha per nulla un valore marginale, rispetto alla resa visiva del sogno, il film ora su Netflix Slumberland, avventura diretta da Francis Lawrence, regista di Hunger Games e Io sono leggenda, su sceneggiatura riadattata da David Guion e Michael Handelman (Notte al museoIl segreto del faraone), che riprende a grandi linee il fumetto Little Nemo in Slumberland, pubblicato fra il 1905 e il 1927 dal disegnatore americano Winsor McCay.

Nemo nel paese delle meraviglie (del sonno)

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Photo Credits: Netflix

Modernizzando il racconto su una giovanissima protagonista, stavolta al femminile rispetto all’originale maschile, e ampliato ancor di più l’aspetto immaginifico della base della storia, il film vede un Jason Momoa, traghettatore di sogni sopra le righe e un po’ burbero, muoversi accanto a un’eroina preadolescente costretta a trasferirsi in un appartamento di Los Angeles con l’impacciato zio Phillip, dopo che l’adorato padre si è disperso in mare durante una tempesta.

Dalla libertà del vivere in un faro all’interno di un’isola del Pacifico, Nemo si vedrà costretta ad integrare con un mondo ‘civile’ che non le appartiene del tutto, ma che proprio grazie al personaggio di Momoa imparerà a far suo, non prima di aver detto per un’ultima volta addio al papà, e usare quell’incredibile possibilità di viaggiare attraverso il sonno come l’inizio sorprendente per un futuro pieno di vita.

Figure paterne fra sogni e realtà nel film Netflix Slumberland

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Photo Credits: Netflix

Adeguando con una certa cura un argomento considerato da adulti come quello dell’elaborazione del lutto e dell’addio all’infanzia, Slumberland (con sorpresa) sembra aver fatto qualcosa in più dell’operazione da mero divertissement per bambini, riuscendo bonariamente a trasmettere un messaggio importante attraverso l’uso di un linguaggio metaforico e coinvolgente, utilizzando cioè a proprio favore la visionarietà degli effetti speciali che montano, smontano, animano e danno vita alla concretezza del mondo reale per vederlo rivivere e acquisire di nuovi significati tramite occhi nuovi, quelli costantemente stupefatti e fanciulleschi dei spettatori più piccoli.

Nonostante l’estro portato in scena dalla recitazione di Momoa spesso risulta gonfiato e sproporzionato rispetto all’amabilità che permea la maggior parte della sceneggiatura, del film di Francis si rileva soprattutto un felice incontro fra la costruzione fantasiosa e notevolmente elaborata dell’itinerario costruito al fuori dell’ordinarietà, con il delicato coming-of-age emotivo e sul finale commovente della giovane eroina al centro del racconto, contribuendo così all’imprevedibile riuscita di una pellicola che fa dell’immaginazione lo stimolo a migliorare il momento vissuto nel presente.

In pochi se lo sarebbero aspettato, ma Slumberland nonostante non escogiti soluzioni inedite o traiettorie decisamente più innovative, intrattiene e funziona in entrambi i suoi aspetti fondanti: la storia intima e personale di una figlia che ha perso il papà e che si ritrova a dover riscoprire una nuova figura paterna, e il mondo onirico minacciato dagli incubi, ricomposto su una più che notevole cura visiva a cui va il merito del comparto produttivo. Tutti e due ricondensati assieme per un risultato che convince e che sorvola per un attimo un range anagrafico pre-stabilito.

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