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SuperSex
Federica Marcucci

Supersex: la recensione della serie con Alessandro Borghi

Tags: alessandro borghi, netflix, supersex
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Federica Marcucci

Supersex: la recensione della serie con Alessandro Borghi

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La serie, liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi, è disponibile su Netflix.

Cosa c’è dietro il porno? Supersex, la nuova serie Netflix liberamente ispirata alla vita di Rocco Siffredi mette in luce l’uomo dietro il mito per raccontare una storia che parla di fragilità e, soprattutto, d’amore.

Interpretata da Alessandro Borghi, la serie è diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni. Nel cast anche Jasmine Trinca, Adriano Giannini, Saul Nanni, oltre a Enrico Borello, Vincenzo Nemolato, Gaia Messerklinger, Jade Pedri e Linda Caridi.

Supersex racconta la vita di Rocco Siffredi. La sua famiglia, le sue origini, il suo rapporto con l’amore in un racconto profondo che attraversa la sua vita fin dall’infanzia e ci svela come e perché Rocco Tano – un semplice ragazzo di Ortona – è diventato Rocco Siffredi, la pornostar più famosa al mondo.

Scoprire e accettare se stessi

Uno degli aspetti più interessanti di Supersex è proprio la volontà di raccontare l’uomo dietro l’icona. In questo senso – pur prendendosi alcune libertà, la serie sfrutta il mondo del porno come un gancio per mettere in scena lo scollamento tra Rocco Tano e Rocco Siffredi in uno storytelling che si focalizza sulle inquietudini maschili, a loro volta nate da costrutti sociali e culturali.

Rocco Siffredi diventa quindi emblema di un certo modo di intendere il maschile, facendo del suo superpotere il suo riscatto e, al contempo, la sua maledizione. Mentre infatti la fama di Rocco Siffredi cresce, Rocco Tano annaspa tra ferite passate che continuano a sanguinare nel presente e una ricerca dell’amore – materno, fraterno, da parte di una donna, sì sopita ma che continua a scalpitare in lui. Almeno finché lui stesso non riuscirà a fare i conti con il fatto che la sua natura inquieta non soltanto lo rende chi è davvero, ma che il porno non esclude l’amore e viceversa; che Rocco Siffredi e Rocco Tano sono solo due facce della stessa anima.

Raccontare Rocco Siffredi

Il taglio narrativo di Supersex mira a mettere in luce l’emotività maschile trovando un perfetto equilibrio con la carnalità, andando a tratteggiare un personaggio complesso che viene portato sullo schermo in un’ampia gamma di sfumature grazie a un Alessandro Borghi che riesce a carpire l’essenza dell’uomo/personaggio e aggiungendo tutta la tensione che deriva dall’ottima sceneggiatura di Francesca Manieri.

Sotto questo punto di vista abbiamo apprezzato il lavoro che è stato fatto sia in fase di scrittura, sia in quello di messa in scena con un’attenzione ai corpi che non mira a essere voyeuristica ma, al contrario, che desidera porre l’attenzione sul fatto che la vicinanza fisica tra persone può avere infine accezioni: in termini emotivi, sessuali o addirittura legati alla creazione di un immaginario. Il porno, smontato e riassemblato, in Supersex diventa al contempo gabbia e anelito di libertà e ci parla di un’epoca – neanche troppo lontana e in cui, non senza contraddizioni, anche quel genere di fantasia si costruiva in modo diverso: senza social, senza filtri. Però questa è tutta un’altra questione.

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