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Jacopo Iovannitti
The Nun 2, la recensione del nuovo capitolo dell'universo di The Conjuring
Tags: horror, the conjuring, the nun, The Nun 2, Warner Bros Picture
Grazie a Warner Bros. Pictures, è in tutte le sale italiane la nuova produzione New Line Cinema: il thriller horror The Nun 2, il secondo capitolo della saga di The Nun, l’opera di maggior successo dell’universo The Conjuring, che ha incassato più di 2 miliardi di dollari.
Questa la sinossi ufficiale del film:
1956 – Francia. Un prete viene assassinato. Un male si sta diffondendo. Il sequel del film campione d’incassi segue le vicende di Suor Irene, quando viene a trovarsi nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora demoniaca.
Nel cast troviamo ancora una volta Taissa Farmiga torna nel ruolo di Suor Irene, Jonas Bloquet nel ruolo di Maurice e Bonnie Aarons conosciuti in The Nun, e i nuovi ingressi Storm Reid e Anna Popplewell (Le cronache di Narnia). Michael Chaves (The Conjuring: The Devil Made Me Do It) è il regista del film che fonda le sue basi su una sceneggiatura di Ian Goldberg & Richard Naing e Akela Cooper. La storia è di quest’ultima che si è basata sui personaggi creati da James Wan & Gary Dauberman. Il film è prodotto dalla Safran Company di Peter Safran e dalla Atomic Monster di James Wan che danno seguito alle passate collaborazioni nei precedenti film della saga “Conjuring”. Produttori esecutivi sono Richard Brener, Dave Neustadter, Victoria Palmeri, Gary Dauberman, Michael Clear, Judson Scott e Michael Polaire. Il direttore della fotografia Tristan Nyby (The Conjuring: The Devil Made Me Do It), lo scenografo Stéphane Cressend, il montatore Gregory Plotkin, la produttrice degli effetti visivi Sophie A. Leclerc, la costumista Agnès Béziers, e il compositore Marco Beltrami autore della colonna sonora.
L’universo di The Conjuring, dopo quello dei Marvel Studios, è attualmente forse il più riuscito cinematograficamente. Film dopo film, riferimento dopo riferimento, è stato creato un mondo, dei personaggi, più che riconoscibili. Tanta è stata la loro forza che si sono inevitabilmente trasformati in termini di paragone per ogni nuova uscita appartenente al genere horror. The Nun è stato uno di questi tasselli, il meno innovatore, sostanzialmente riuscito ed economicamente il più redditizio, superando la trilogia principale, Annabelle o La Llorona. Il film del 2019 aveva tra i punti di forza alcuni elementi essenziali del genere: le atmosfere, l’iconografia (l’ambiente religioso, i riti, gli oggetti legati al cattolicesimo, per capirci) e la caratterizzazione dei personaggi, tanto degli eroi quanto del demone Valak. Il gioco era semplice: vince chi sconfigge il lupo travestito da pecora. E in The Nun 2?
In The Nun 2 sembrano esserci delle costanti rispetto al primo capitolo, ma anche dei miglioramenti che purtroppo lottano contro errori che non ci si aspetta dalla saga di The Conjuring.
Le ambientazioni, il gioco tra luci e ombre, la componente ecclesiale e le ottime interpretazioni del cast sono i punti di forza di un film che rispetto a The Nun cerca di approfondire la storia personale dei suoi protagonisti (Taissa Farmiga/Suor Irene, Jonas Bloquet/Maurice), facendo scoprire scopi e origini dei propri burattini e inserendone di nuovi. Sono proprio queste aggiunte che, per quanto inseriscano nuovi rapporti e dinamiche del film, prendono spazio al compito primario di un film horror: spaventare. Per seguire le storie di tutti, in The Nun 2 si perdono preziosi minuti per terrorizzare lo spettatore. Quando lo si fa, oltre il classico gioco di jumpscare e nonostante le nuove figure demoniache inserite (il Diavolo sottoforma di capra), il vero terrore deriva sempre solo dalle apparizioni della Suora (sempre grazie a una splendida e trucca Bonnie Aarons) tra quadri, muri, porte e riviste (quest’ultime protagoniste di una scena sensazionale).
The Nun 2 usa così quanto di già rodato tentando di migliorarsi senza osare. Laddove ci prova, nella scena finale, per esempio, rischia di sfociare in un supereroismo molto estraniante, accettabile solo per la contestualizzazione e le escamotage religione inserite, che finalmente, dopo aver seminato qualche indizio nell’arco del film, contestualizzano e spiegano l’inserimento di un personaggio come Suor Debra, che oltre a sottolineare quanto a Hollywood persino nel horror il genere femminile possa esser migliore di quello maschile, anche se ambientato nel 1956, porta anche una rappresentazione etnica non caucasica. E se Suor Debra aveva il compito di potare, oltre alla lotta tra il bene e il male, il tema della fede, del dubbio, del credere davvero nei miracoli e in Dio, i numerosi filoni narrativi tendono a oscurarlo, evidenziandolo solo per l’introduzione e per l’affermazione finale del nuovo personaggio.
Ed è così che The Nun 2, per quanto più strutturato del primo film, rischia di diventare più un film narrativo, che assorbe ed elabora le critiche fatte al primo capitolo, dimenticando il punto di forza primario: il saper spaventare con originalità e tempismo. Resta, in ogni caso, un nuovo capitolo dell’universo di The Conjuring che risulterà essenziale, anche grazie alla scena post-credit, per il quarto capitolo della saga principale.