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Don't Look Up: recensione del film con Leo DiCaprio e Jennifer Lawrence
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Don't Look Up: recensione del film con Leo DiCaprio e Jennifer Lawrence

Tags: don't look up, jennifer lawrence, leonardo dicaprio
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Don't Look Up: recensione del film con Leo DiCaprio e Jennifer Lawrence

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Sinossi di Don’t Look Up:

Due astronomi scoprono una cometa che nell’arco di sei mesi colpir? la terra distruggendola. Ma recatisi alla Casa Bianca si renderanno conto che nel mondo di oggi ? pi? importante mandare gi? le pillole amare, invece di trovare soluzioni.

Recensione di Don’t Look Up:

Nel film di Adam McKay il titolo Don?t Look Up diventa uno slogan. Un incitamento da parte della Presidente degli Stati Uniti interpretata da Meryl Streep al non guardare in alto verso la cometa che nel giro di pochi mesi porterebbe all?estinzione della razza umana. Di non posare i propri occhi su un allarmismo ingiustificato (c?? una certezza di impatto del 99,78%, ma diciamo in giro che ? del 70%, ? meno spaventoso) e di distaccarsi da tutti coloro che vorrebbero dir loro che stanno per morire. Ma quello slogan all?interno dell?opera diventa pian piano quello che sente montare dentro di s? lo spettatore. Un coro all?unisono che non rappresenta pi? quella classe richiamante la schiera repubblicana che ha dominato rossa e impudente fino al mandato di Donald Trump – di cui Janie?Orlean della Streep ? corrispettivo -, ma un incoraggiamento del pubblico nei confronti del film di Adam McKay e della sua micidiale limpidezza.

Alla sua terza pellicola del percorso ?serioso? intrapreso dall?autore americano, che ha completamente virato la propria bussola cinematografica dal 2015 in poi con l?uscita del suo primo film impegnato La grande scommessa, Adam McKay si rivela lo storyteller pi? vivido e puntuale sull?indagine analitica del proprio paese, in grado di restituirne con sguardo lucido e vivissimo la propria contemporaneit?. Capacit? riscontrabile gi? nel cineasta nonostante l?orologio posto anni addietro all?interno delle sue due pellicole precedenti a Don?t Look Up, che pur con i diversi decenni raccontati hanno saputo comunque trovare ogni volta un proprio riscontro nell?attualit? dell?America da lui vissuta e da noi altri percepita.

Quella che ? crollata, come il resto del mondo, nella crisi del 2008 a causa di quelle bolle finanziarie che il regista e sceneggiatore ha avuto l?accortezza di farci spiegare da una splendida Margot Robbie seduta nella sua vasca da bagno. E quella successiva – cronologicamente parlando a livello di filmografia – che ha ripercorso il mandato del vicepresidente americano Dick Cheney in Vice e ha condotto il pubblico fino alla caduta delle Torri Gemelle contestualizzandone i motivi sottaciuti e lasciando intuire le ripercussioni che hanno avuto sul corso delle annate successive.

L’occhio analitico di Adam McKay

Questa volta con Don?t Look Up McKay ? per? pi? puntuale che mai, soprattutto nel far uscire il film alla conclusione dell?incarico quadriennale di uno dei Presidenti pi? controversi che hanno soggiornato alla Casa Bianca, in una strana, ma efficace fusione su un tempo moderno che include l?arrivo del Covid e di come sia stato gestito fin dai suoi inizi. Che Don?t Look Up voglia per? essere o meno una grande metafora della pandemia che si sta vivendo ancora nel momento stesso del rilascio della pellicola ? sicuramente un dato importante, ma su cui non bisogna fossilizzarsi dando all?opera uno spettro pi? ampio che ? poi quello inglobato all?interno della sua medesima storia. Ancor pi? rilevante ? infatti come ancora una volta il talento dell?autore risieda nel capire e spiegarci i meccanismi di una societ? che abbiamo di fronte e di cui riusciamo ad essere auto-critici, ma che grazie alla sua visione avvertiamo infinitamente pi? arguta e cinica.

Un?asprezza nei toni che si mescola all?incredibile senso dell?umorismo (tragico, ma insieme squisitamente demenziale) di Adam McKay, ergendolo a vate sboccato e disfattista di una societ? che continua a sbeffeggiare cos? bene, andando in Don?t Look Up dal menefreghismo presidenziale alla strapotenza dei magnati degli smatphone, futuristi tali da predire la nostra morte in base ad un algoritmo.

Don’t Look Up e il suo cast di stelle

? poi l?arte cinematografica a sovrastare il tutto. A farci congratulare con la mente e il gusto di McKay, che non vuole solamente essere reale a tutti i costi – come sono i racconti da lui ripresi -, ma che va rappresentando l?assurdit? dei tempi con l?utilizzo di stilemi insoliti, inserti dal web, analogie tra forme e immagini che stimolano la nostra corteccia celebrale sollecitandola con flash e associazioni. Ma anche con dissonanze, contrasti, scontro di idee e creazioni. Il montaggio si rivela nuovamente linguaggio fondamentale con cui il cineasta restituisce il senso storico di precariet? che vuole suggerire, alternando i piani temporali cos? da rendere la dinamicit? un ulteriore momento di confusione dei tempi incerti che stanno (stiamo) vivendo i suoi personaggi.

Di una bravura stratosferica, il cast di Don?t Look Up non si sovrasta e non si mangia come accade invece ai loro personaggi, bens? lascia che ognuno si faccia a propria volta spazio per diventare pedina dei modi e dei costumi americani che si susseguono e si trasformano nella parabola catastrofica della pellicola. Dai fenomeni dei social al funzionamento dei media, tutto in Don?t Look Up verte attorno alla coralit? di un film certamente trainato da Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, ma che non tralascia nemmeno per un secondo i suoi personaggi di contorno. Attori che diventano tutti primari in questa scialuppa che l?astronomo di DiCaprio e la sua dottoranda Lawrence vogliono lanciare, ma i cui posti sono riservati e il rapporto costi/benefici non abbinabile alla filosofia capitalista statunitense.

Crescendo come un diesel e scoppiando alla fine come il migliore dei corpi celesti, Don?t Look Up ? un?assurdit? talmente assurda da risultare paurosamente vera. Con quegli antagonisti – della societ? stessa, dei medesimi cittadini, degli elettori, dei propri parenti – ?non cos? intelligenti da poter essere davvero malvagi? che sono comunque attorno a noi e il cui rischio pi? grande ? quello che possano contagiarci. Ma se bisogna cercare una direzione in cui guardare per comprendere cos?? l?America e cercare, anche, di distaccarsene l?indicazione ? solamente una: dritta davanti a noi, verso il cinema di Adam McKay.

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