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Alessio Zuccari
Kina e Yuk alla scoperta del mondo: recensione del film tra finzione e documentario
Tags: benedetta rossi, kina e yuk alla scoperta del mondo
Benedetta Rossi fa da narratrice a un’opera ibrida pensata per i più piccoli e sensibilizza alle sfide climatiche del futuro.
Girato come si girano i documentari e montato poi per ricamargli attorno una storia di finzione, Kina e Yuk alla scoperta del mondo è un ibrido riuscito. Il film porta la firma di Guillaume Maidatchevsky (Ailo – Un’avventura tra i ghiacci e Vita da gatto) e narra la storia di due volpi artiche, Kina e Yuk, costrette a separarsi a seguito di un incidente. Nelle terre dei ghiacciaci canadesi, lo scenario è lo Yukon del Grande Nord, la temperatura è infatti troppo alta e ciò che non dovrebbe sciogliersi si sta prematuramente liquefacendo.
Durante una delle loro scorribande giornaliere, Yuk finisce su una lastra di ghiaccio che si stacca dalla terraferma e si ritrova alla deriva. Senza avere possibilità di ricongiungersi al partner, Kina è costretta a lasciare la propria tana a causa della scarsità di cibo e dell’anomala presenza – anche queste conseguenze delle temperature alte – di predatori come volpi rosse e lupi. Inizia così a migrare per le montagne alla ricerca di un luogo sicuro che possa accoglierla e dove far nascere i propri cuccioli, con la speranza di potersi in seguito incontrare di nuovo con Yuk.
Per tenere assieme l’aspetto documentaristico e una storia che possa porsi ad altezza di fanciullo con un intento edificante e didattico, Kina e Yuk alla scoperta del mondo si avvale soprattutto di un paio di espedienti. Il primo è quello della narrazione esterna, che mutua dal classico lavoro documentario e pone qui come accompagnamento favolistico dietro l’odissea delle due volpi. Se nel doppiaggio originale presta la voce Virginie Efira, nell’adattamento italiano il compito è affidato invece a Benedetta Rossi, la celebre conduttrice televisiva di seguitissimi programmi per famiglie come Fatto in casa da Benedetta. Rossi, nonostante l’ampia confidenza e naturalezza davanti la macchina da presa acquisita nel corso degli anni, non ha esperienza da doppiatrice ad eccezione di Super Benny, serie d’animazione del 2022 dove interpreta se stessa. Ma il lavoro fatto con la sua voce, ripulita dal distintivo accento marchigiano che la accompagna sempre, è piacevolmente solido e, anzi, la rende con il suo timbro riconoscibile e placido anche un elemento intelligente di attrattiva per il target di riferimento del film.
Si arriva così al secondo degli espedienti utilizzati da Maidatchevsky, che cura anche la sceneggiatura assieme a Guillaume Lonergan. Sarebbe a dire un particolare utilizzo del montaggio caratterizzato da un ampio sfruttamento dei campi e dei controcampi. Le panoramiche e le vedute naturalistiche, ritmate da un davvero notevole accompagnamento musicale (Julien Jaouen), infatti lasciano spesso spazio ai primi piani di Kina e quindi a ciò che poi le si para davanti. È un modo semplice e furbo per tentare una connessione empatica con quella che è a tutti gli effetti la protagonista e allo stesso tempo descrivere le insidie che incontra lungo la sua avventura, dagli altri animali, che possono essere alleati o antagonisti, sino al contatto con l’uomo. Anche a costo di abbandonarsi a un pizzico di retorica fiabesca che cozza con la metà documentaristica del film, come quando il film connota con un eccesso di antropomorfizzazione in maniera per lo più ostile l’immancabile lupo nero.
C’è però da ammettere che il risultato di un’operazione come quella di Kina e Yuk alla scoperta del mondo avrebbe potuto rischiare di incorrere in forzature ben maggiori. Invece l’opera si rivela capace di conciliare bene le sue due anime, riuscendo soprattutto a farsi racconto accessibile e quindi ottimo terminale di sensibilizzazione a quello che è uno dei temi cruciali delle generazioni del futuro, cioè la sfida climatica. E riesce insomma anche a mettere in ballo quelle che sono le conseguenze alle quali conducono, in maniera più o meno indiretta, le azioni dell’essere umano, agli effetti che queste hanno sui biomi e sul mondo animale. Rincorrendo, senza rinunciarci mai, la possibilità di poter abbracciare il lieto fine anche quando tutto sembra perduto.
Kina e Yuk alla scoperta del mondo è al cinema dal 7 marzo con Adler Entertainment.