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Pinocchio
Valentina Fiorino

Pinocchio, le 5 migliori versioni della favola di Collodi tra cinema e serie tv

Tags: collodi, guillermo del toro, pinocchio
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Valentina Fiorino

Pinocchio, le 5 migliori versioni della favola di Collodi tra cinema e serie tv

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Mentre il Pinocchio di Guillermo Del Toro è finalmente disponibile su Netflix dal 9 dicembre, scopriamo i cinque migliori film mai realizzati sulla storia di Carlo Collodi

Abbiamo sentito mille volte la storia di Pinocchio, il burattino di legno che sogna di essere un bambino vero nato dalla penna di Carlo Collodi. L’autore fiorentino pubblica  nel 1981, un romanzo a puntate sul quotidiano “Il Giornale per i Bambini” con il titolo “Le avventure di Pinocchio. Storia d’un Burattino“. L’avvincente storia del burattino di legno creato dall’amato padre Mastro Geppetto, diventa fin da subito un memorabile racconto di formazione verso la consapevolezza di ciò che ci rende più vivi e umani. 

Questo romanzo fantastico per bambini ha ispirato innumerevoli adattamenti cinematografici e seriali  in tutto il mondo, partendo dal primo, risalente al 1911 fino ad arrivare ai giorni nostri. La storia di Pinocchio chiamato ad apprendere i misteri della natura umana in eterna lotta tra il bene e male solo quest’anno ha avuto ben due rivisitazioni dell’opera: quella live-action di Robert Zemeckis distribuito a settembre su Disney+ e la versione di Guillermo del Toro visibile su Netflix dal 9 dicembre.

Partendo proprio dalla nuova versione di Pinocchio scritta e diretta dal premio Oscar Guillermo del Toro ecco le 5 migliori versioni cinematografiche e non, del giovane ed ingenuo burattino di legno.

pinocchio 1940
Photo Credits: Walt Disney Pictures

1) Pinocchio 1940 La magia di un classico senza tempo

Non possiamo parlare di Pinocchio senza citare la versione cinematografica più famosa di tutte, ovvero, quella di Walt Disney del 1940. Secondo lungometraggio di animazione della casa di produzione, il Pinocchio di casa Disney resta una delle più memorabili trasposizioni. Premio Oscar per la migliore colonna sonora e per la miglior canzone per When You Wish Upon a Star, Pinocchio mette in scena in chiave metaforica, il percorso di crescita che ognuno di noi è chiamato ad affrontare in questo mondo. Pur discostandosi in parte dalla storia originale, questa versione di Pinocchio mantiene intatta tutta la sua magia a cui affianca una delle scene più forti e crudeli della storia di casa Disney: la scena della trasformazione di Lucignolo in somaro nel Paese dei Balocchi. Attraverso un tocco di horror, atipico in un film per bambini, la storia mostra in modo crudele e diretto come la perdita di umanità e l’egoismo possano trasformare l’uomo in un animale.

Un burattino di nome Pinocchio 1971
Photo Credits; Cartoons Cinematografica Italiana

2) Un burattino di nome Pinocchio 1971

Passiamo ora ad una delle versioni più ingiustamente dimenticate di Pinocchio. Il grande Giuliano Cenci, nel 1971 decide di regalare al pubblico la sua versione del burattino di legno creando quello che ad oggi può ancora essere considerato il più grande film di animazione italiana. Con il suo Un burattino di nome Pinocchio, Cenci tenta più di tutti di rimanere fedele all’opera di Collodi riuscendo ad ottenere l’approvazione e consulenza degli eredi dello scrittore. La qualità del Pinocchio di Cenci risiede in una commistione di elementi altissimi. Dalla  collaborazione degli eredi al rimando alle illustrazioni di Attilio Mussino all’utilizzo del rotoscopio e all’altissima qualità dell’animazione. Tutti questi elementi permettono alla nostrana versione animata di Pinocchio di rivaleggiare tranquillamente con quella della Disney.

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Photo Credits:

3) La serie tv Le avventure di Pinocchio (1972)

La trasposizione seriale più conosciuta in Italia è quella della miniserie Rai degli 1972, diretta da Luigi Comencini. Merito del successo di questo Pinocchio è anche il cast della pellicola in cui ritroviamo la meravigliosa Gina Lollobrigida dalla soffice parrucca turchina, il grande Nino Manfredi nei panni di Geppetto, Vittorio de Sica in quelli del Giudice e Franco e Ciccio in quelli del Gatto e della Volpe. L’opera oggi come allora, mantiene intatta la tenera malinconica che Comencini ha voluto dare all’opera creando una versione di Pinocchio fedele all’originale nello spirito, sottolineato anche dall’utilizzo del dialetto toscano da parte di Geppetto.

Pinocchio 2019
Photo Credits Rai Cinema

4) Pinocchio e il kolossal italiano del 2019

Dopo il fallimentare tentativo di Roberto Benigni di riportare sul grande schermo Pinocchio, nel film da lui interpretato e diretto nel 2002, Matteo Garrone fa una nuova scommessa e riporta al cinema Pinocchio scegliendo nuovamente Benigni, questa volta nei panni di Geppetto. Se la Disney ha sempre avuto la capacità di prendere storie cupe e alleggerirle per avvicinarsi al mondo magico dell’infanzia, Garrone riporta invece sullo schermo l’oscurità della favola originale. 

In questa versione di Pinocchio torna forte e prepotente l’essenza oscura e spesso crudele della storia creata da Collodi. Scegliendo il realismo Garrone riesce a guidarci dentro un mondo in cui la favola creata dall’autore fiorentino diventa una  metafora della società, in cui l’essere umano è costantemente in lotta tra il desiderio di  far parte di una “normalità” di gruppo e la ricerca di una propria unicità.

Il film ha vinto 5 David di Donatello per il comparto tecnico e ha inoltre ricevuto 2 candidature agli Oscar nelle categorie Migliori costumi a Massimo Cantini Parrini e Miglior trucco a Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti.

guillermo del toros pinocchio
Photo Credits; Netflix

5) Pinocchio 2022

Disponibile su Netflix dal 9 dicembre, la più recente versione di Pinocchio creata dal visionario premio Oscar Guillermo Del Toro, di cui vi lasciamo la nostra recensione qui,  concorre per il podio della migliore versione cinematografica dedicata al burattino collodiano. Per la sua personalissima versione di Pinocchio Guillermo Del Toro opta per un’opera di animazione musicale in stop motion. Pur mantenendo lo spirito centrale dell’opera volto a mettere in evidenza il viaggio di Pinocchio attraverso la fragilità umana, Il regista cambia parte della storia ambientando il suo Pinocchio nell’Italia nella prima guerra avvolta nella dittatura fascista facendo del burattino di Collodi una creatura spersa in un’epoca di totalitarismi in cui la morte è compagna di avventure e l’obbedienza è un diktat assoluto. Diktat a cui Pinocchio, con l’avanzare della sua presa di coscienza, sceglie di opporsi per seguire il suo desiderio di scegliere autonomamente la sua strada.

Uno degli elementi più forti di questo Pinocchio è l’importanza attribuita al rapporto padre- figlio. Non vediamo più solo  il ruolo dei figli e il loro desiderio di essere buoni per ottenere l’amore dei propri genitori, ma viene messa in luce la difficoltà di essere padri e di continuare ad esserlo anche dopo aver vissuto il peggiore dei lutti. 

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