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thanksgiving recensione film eli roth
Alessio Zuccari

Thanksgiving: recensione del nuovo film splatter di Eli Roth

Tags: eli roth, patrick dempsey, thanksgiving
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Alessio Zuccari

Thanksgiving: recensione del nuovo film splatter di Eli Roth

Tags: eli roth, patrick dempsey, thanksgiving

Torna all’horror di sangue e carne uno dei registi più apprezzati del genere, con un’opera che fa satira senza mai dimenticare di intrattenere.

Ossa rotte, corpi tagliuzzati, teste mozzate. E poi sangue, tanto sangue, sangue a fiumi. C’è grande gusto per lo splatter, in Thanksgiving. Il nome di chi dirige il film fa da garanzia, cioè Eli Roth. Sì, il regista nel corso degli ultimi anni ha inanellato qualche passo incerto – l’ultima opera di finzione è stata Il mistero della casa del tempo, nel 2018 –, ma adesso pare essere tornato a quella fiera degli sbudellamenti che tanti fan gli aveva procurato.

E già la genesi di questo rientro nel suo campo di interesse privilegiato ha dell’iconico. Thanksgiving nasce infatti da uno dei molti finti trailer disseminati in Grindhouse, sforzo congiunto del 2007 tra Robert Rodriguez e Quentin Tarantino – autore, quest’ultimo, per il quale Roth aveva poi interpretato il ruolo del celebre Orso Ebreo in Bastardi senza gloria.

La trama e la satira di Thanksgiving

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Anche se parte da così lontano, il film scritto da Jeff Rendell guarda con molta ironia agli isterismi del nostro contemporaneo. È il Giorno del Ringraziamento e siamo a Plymouth, una delle città statunitensi più antiche e che più sentono il valore di questa festività, qui inaugurata quattro secoli prima. Ma è anche il giorno che fa da viglia all’arrivo del Black Friday. Mentre alcune famiglie della città sono ancora raccolte attorno alla tavola, come quella facoltosa di Gabby (Addison Rae) e quella più umile da cui è invitato a cena lo sceriffo (Patrick Dempsey), una folla si inizia a radunare davanti al negozio del padre di Gabby.

Mancano pochi minuti all’apertura dei saldi quando qualcosa va storto e centinaia di persone in preda alla psicosi sfondano le porte calpestando chi gli capita a tiro. Ci scappano diversi morti. Passa un anno e all’avvicinarsi del nuovo giorno della festa, e quindi delle compere sfrenate, si palesa sui social uno strano e misterioso figuro. Si è appropriato del nome di John Carver, uno dei pellegrini fondatori della città. Indossando una maschera che chiama a raccolta sia la follia squinternata di Scream che l’impulso vendicativo di V per vendetta, John Carver inizia a dispensare la sua giustizia torturando e massacrando chi è stato coinvolto nella carneficina dell’anno precedente.

La sceneggiatura, che ha il suo maggior pregio nel non prendersi mai davvero sul serio, solletica la satira nel mettere a parallelo gli orizzonti morali dei nuovi cittadini statunitensi. Da una parte c’è il richiamo alla radice e alle tradizioni, che in seno al consumismo hanno fatto una piroetta e hanno reso un bene commerciabile qualsiasi cosa. Dall’altro lato in Thanksgiving c’è pure uno sberleffo al sacro mito dei padri fondatori, che reincarnati nello squilibrato assassino armato d’ascia smascherano un’America ideale che tale non lo è mai stata per davvero e dove il sangue è sempre stato fatto scorrere copioso.

Il giusto equilibrio tra disgusto e intrattenimento

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Ma al di là di questa lettura posta immediatamente in superficie, il film di Roth non ha interesse nell’avventurarsi troppo a fondo con una critica cerebrale. Ogni metafora si disvela come strumento ludico, meccanismo ad uso e consumo dell’impianto d’intrattenimento di un’opera molto divertita nel trovare le soluzioni più becere e atroci con cui terrorizzare i suoi personaggi. Anche nel momento in cui la pellicola attraversa il liceo, l’high school così centrale nell’immaginario e nella formazione statunitense, lo fa funzionalizzando gli spazi per il suo gioco del gatto con il topo.

E c’è da dire che il regista riesce a trovare con grande efficacia il punto d’incontro tra disgusto e divertimento. Thanksgiving lavora infatti con consapevolezza del genere, mettendo cura nell’artigianalità delle soluzioni che sceglie di adottare e smuovendo il ventre degli spettatori che non smette nemmeno per un istante di intrattenere con notevole creatività. Un nuovo centro per Eli Roth, che torna a solleticare le fantasie più contorte di chi aspettava un suo colpo.

Guarda il trailer italiano di Thanksgiving:

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