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the creator recensione film gareth edwards
Alessio Zuccari

The Creator: recensione del film sci-fi di Gareth Edwards

Tags: gareth edwards, gemma chan, John David Washington, the creator
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Alessio Zuccari

The Creator: recensione del film sci-fi di Gareth Edwards

Tags: gareth edwards, gemma chan, John David Washington, the creator

La nuova opera di fantascienza dal regista di Rogue One è ambiziosa e visivamente sbalorditiva, anche se incerta sul cuore emotivo al centro della storia.

Gareth Edwards è uno di quelli che fa le cose con amore. E l’amore ce lo mette proprio dentro, a queste cose che fa. Amore nella forma di un rapporto di coppia, come in Monsters, esordio a bassissimo budget scritto, diretto e fotografato da Edwards con una tenacia che è dichiarazione d’intenti. Amore di un figlio per un padre stralunato, come in Godzilla, dove la colossale creatura era una presenza devastante che si muove nel fuoricampo e lascia scorie del suo passaggio. Amore per una causa, come in Rogue One, capitolo di interpunzione nel nuovo corso di Star Wars che è anche uno dei migliori capitoli di sempre della saga. Anche questo The Creator, che oltre a dirigere Edwards scrive poi con Chris Weitz, è un film sulla centralità dell’amore. Tanto che il suo titolo di lavorazione era True Love, cioè “amore vero”.

La trama di un mondo diviso tra umani e intelligenza artificiale

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Photo Credits: The Walt Disney Company Italia

L’amore è una traccia da seguire sempre e comunque, che sia in mezzo al fitto di una giungla o nello spazio sconfinato e da vertigine del cosmo. È un richiamo che sospinge in avanti anche mentre tutto il resto va a fuoco. E ad andare a fuoco è proprio il mondo immaginato in questo The Creator, traslato nel futuro di un’ucronia dove l’umanità ha sintetizzato in maniera precoce l’intelligenza artificiale. Esistono robot e androidi senzienti (i simulant), ma il mondo è spaccato in due.

Impaurito dal crescente desiderio di indipendenza delle AI (il nostro nuovo grande timore collettivo), l’occidente – nei panni degli Stati Uniti – ha mosso guerra all’intelligenza artificiale dando il via a un conflitto anche nucleare. Espulse dai territori occidentali, le AI hanno trovato rifugio nelle repubbliche della Nuova Asia, dove convivono pacificamente in sincretismo con la popolazione mentre si difendono da costanti attacchi nei quali non è difficile intravedere i calchi delle guerre di Corea e Vietnam. Nel frattempo robot e simulant venerano Nirmata, il misterioso Creatore dell’intelligenza artificiale, il cui ultimo dono è Alfie (Madeleine Yuna Voyles), una simulant bambina i cui poteri possono sovvertire l’esito di una guerra decennale.

Ed ecco che in mezzo a queste macerie fa capolino il sentimento, in una nuova sintesi che mescola le forme di tutte le opere precedenti di Edwards. Perché a disattivare Alfie è inviato Joshua (John David Washington), agente infiltrato dal governo degli USA che continua a inseguire l’amore per una partner perduta da tempo (Gemma Chan), e che nel farlo scopre forse l’amore paterno e l’amore per una nuova battaglia da combattere. E non appare casuale che The Creator si muova sopra le linee direttrici di queste forme che convergono, che cercano appunto la sintesi e un nodo attorno al quale intrecciarsi.

Uno sguardo nel mezzo

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Photo Credits: The Walt Disney Company Italia

Ancora una volta, quella di Edwards è una dichiarazione d’intenti. Il regista guarda al futuro con uno sguardo a metà tra il pedagogico di George Lucas e la filosofia naturale e animista di James Cameron. Del primo non dimentica mai la centralità della fanciullezza, età alla quale rivolgersi e da mettere al centro – la vera protagonista è Alfie, Joshua appartiene già al passato – se si vuole narrare la storia del domani.

Del secondo fa esperienza in principio del carattere anti-imperialista e anti-specista di Avatar (una scena in cui degli enormi carri armati calpestano abitazioni e alberi pare uscita dritta dal film del 2009), in favore di un nuovo connubio tra corpi, identità (alcune pubblicità invitano a farsi scannerizzare l’aspetto del volto per aiutare la causa delle AI), comunità e cultura. Con la conseguente decentralizzazione della prospettiva dall’egemonia occidentale e dal suo conservatorismo capitalista dove tutto è merce, tutto è sfruttabile e tutto è utile finché ingranaggio – ne è un esempio l’unico e subdolo utilizzo fatto dei robot, banditi in patria, dall’esercito americano, che li sfrutta come kamikaze semi-senzienti.

Una sceneggiatura imperfetta ma con un impatto visivo impressionante

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Photo Credits: The Walt Disney Company Italia

È un terreno a dir poco ambizioso quello sul quale si muove The Creator, chiamato non solo a fornire le coordinate di un mondo sci-fi costruito da zero, ma anche a donargli credibilità, spessore emotivo. Quest’ultimo punto è la zolla più impervia dell’opera, dove il verde cresce a piccoli ciuffi e non in maniera omogenea. Perché sì, ricordiamolo ancora, per Edwards al centro del grande turbinio c’è un cuore che pulsa. La bontà dei suoi intenti si scontra però con una sceneggiatura un gradino sotto l’ambizione di cui si diceva, nel complesso coerente, ma sincopata nei tempi e nei modi del rapporto al centro della storia. Il viaggio in cui Joshua e Alfie si scoprono a vicenda nel crepuscolo della vecchia umanità è un perfetto topos cinematografico – utile a Edwards proprio per posizionarsi tra Lucas e Cameron, eppure si accende in maniera un po’ troppo programmatica.

L’amore che invece scalda di più è quello artigianale di Edwards (che fa anche da operatore di macchina) sul come realizzarla, questa storia. Perché se The Creator è attraversato nel mezzo da un incontro tra differenze tutto sommato prevedibile e simile a tanti altri, ciò che di certo contraddistingue il film è una scelta coraggiosa come quella di preferire il girare dal vivo in location sparse per mezzo mondo. Una scelta che ha del visionario se contestualizzata a questi tempi dominati da un esasperato e costoso utilizzo del green screen e dell’effettistica visiva – con tutte le evidenti criticità del caso, pensiamo ad Ant-Man and The Wasp: Quantumania o Indiana Jones e il Quadrante del Destino.

I risultati sono sbalorditivi, con un lavoro sui campi lunghi e sui paesaggi che racchiude il sense of wonder di un intero mondo. Soprattutto se si pensa a un budget di produzione stimato poco sopra gli 80 milioni di dollari, capace di restituire un impatto visivo che budget tre volte superiori (la media per un qualsiasi cinecomic) e stipati nelle quattro pareti degli studios hollywoodiani possono solo sognare. The Creator magari non riscriverà la maniera di ragionare la narrazione della fantascienza al cinema, ma quel che è da attenzionare è il modo in cui potrebbe andare a settare un nuovo standard produttivo per i blockbuster del prossimo futuro. E il merito passerebbe dalle mani anche di Gareth Edwards, un regista per cui l’amore, per l’opera e per ciò che contiene, nonostante tutto surclassa anche le imperfezioni più evidenti.

Guarda il trailer italiano di The Creator:

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