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Federica Marcucci
The Greatest Hits: la recensione del film
Tags: The Greatest Hits
La musica può farci viaggiare nel tempo, con la mente ma soprattutto con il cuore? Questa la premessa di The Greatest Hits dramma sentimentale prodotto da Searchlight Pictures e disponibile su Disney+ dal 12 aprile.
Diretto da Ned Benson e interpretato da Lucy Boynton, Justin H. Min, David Corenswet e Austin Crute, il film segue le vicende di una ragazza che, dopo una perdita che le ha cambiato la vita, non riesce a guardare al futuro, in particolare dopo aver scoperto che alcune canzoni la proiettano in situazioni già vissute insieme al suo ex fidanzato. Circostanze che lei cerca di cambiare, almeno finché una nuova persona non fa capolino nella sua vita.
Partendo da una premessa semplice e unendo quotidiano e sovrannaturale, il film cerca di riflettere su quella condizione – tanto umana, quanto generazionale, propria di chi si sente perso e cerca rifugio in un passato sicuro. Sconvolta da un evento tragico che la ha cambiato la vita, Harriett (Lucy Boynton), un’aspirante produttrice musicale, ha perso se stessa e il suo contatto con mondo. Un aspetto che viene enfatizzato dal fatto che la ragazza non riesce più, a parte qualche eccezione, ad ascoltare musica perché ciò innesca un meccanismo che la fa viaggiare nel tempo, facendole rivivere i momenti felici vissuti insieme al suo ex fidanzato.
Una condizione di straniamento che la porta ad autoconvincersi che forse si può cambiare quello che è accaduto e che lei stessa riesce a superare sì grazie all’incontro con un ragazzo, ma soprattutto comprendendo che, talvolta, lasciar andare non equivale a perdere i ricordi di quella parte di vita che ci ha fatto diventare quelli che siamo. Questo il fil rouge di The Greatest Hits che, con originalità e delicatezza, riflette su un senso di smarrimento universale utilizzando la musica come veicolo per attraversare il dolore e ritrovare il proprio io.
Volutamente costruito con il tono onirico e sognante proprio dei musical, il film non rientra però in questo genere. La musica infatti pur facendo viaggiare la protagonista è sempre qualcosa di radicato al reale, non a caso la maggior parte dei pezzi vengono inseriti in modo diegetico (un concerto, un dj set, canzoni riprodotte in radio o su vinile) quasi a suggerire un senso di fisicità della musica stessa che, per quanto sia in grado di trasportarci in altri mondi – passati o futuribili, resta comunque ancorata a un momento presente. Un aspetto interessante che si lega al viaggio della protagonista, interpretata con delicatezza e sofferenza da Lucy Boynton, capace di proiettare la sua immagine ovunque tranne che nel presente in cui vive; almeno finché non reimparerà ad ascoltare le sue canzoni del cuore in modo diverso.
Ne deriva che The Greatest Hits riesce a fondere così più generi dando vita a un film che non è musical e non è una rom com, ma neanche il solito dramma sentimentale, per raccontare una storia che, in un modo o nell’altro, parla a tutti noi.