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Babylon: Damien Chazelle risponde alle critiche e racconta il film
Tags: babylon, damien chazelle, margot robbie
Il regista e sceneggiatore, nonché premio Oscar, Damien Chazelle arriva a Roma durante il suo tour europeo per la promozione del nuovo ultimo, controverso titolo Babylon. Primo film del giovane autore ad aver ricevuto critiche aspre oltreoceano, lui che oramai è già consacrato nel’Olimpo dei visionari più interessanti della Hollywood contemporanea, e che proprio prendendo da quest’ambiente ha deciso di scuoterne le fondamenta.
A quanto pare però l’intenzione di Chazelle era esattamente quella di realizzare un film che facesse rumore, che non passasse nel silenzio venendo presto dimenticato, ma risuonasse invece tra il pubblico e la stampa per creare dibattito. Lo ha ammesso lui stesso, raccontando così Babylon.
“Ho attinto da opere come La dolce vita di Federico Fellini. Volevo che Babylon fosse una panoramica sulla società dell’epoca, sia nel suo ambito lavorativo, che per quello mondano. Per mostrare cosa avveniva sul set, ma anche i party che venivano organizzati. Si tratta di esaminare un determinato periodo attraverso la lente d’ingrandimento per andare sotto la superficie e scoprire quali sono stati i sogni mai realizzati, le politiche che vigevano e le tragedie avvenute”.
“Sapevo che Babylon avrebbe suscitato delle reticenze, ma la mia intenzione era proprio quella di dare fastidio, di accarezzare contropelo il pubblico e far reagire in maniera negativa le persone. Questo ha impiegato molto tempo nella ricerca di qualcuno che fosse disposto a investire nel progetto e sono grato alla Paramount perché sono stati coraggiosi al punto da finanziarlo.
Senza inoltre chiedermi di cambiare nulla, anche perché non sarei sceso a compromessi. Non volevo filtrare nulla, Babylon deve essere uno shock per chi lo guarda. E posso dire che molti eventi li avevo già ammorbiditi molto in fase di scrittura, altrimenti nessuno mi avrebbe mai permesso di metterli in scena”.
“Penso che una certa libertà sia andata persa nel tempo. Forse è comprensibile, visto che nel periodo in cui si è goduta, nei primissimi anni del cinema, è stata molto abusata. La Hollywood degli albori era composta da immigrati, gente di malaffare, tutte persone che non venivano ben viste dalla società vigente e per questo anche l’industria cinematografica veniva considerata un luogo di eccessi, peccaminoso e in cui fioccavano i vizi.
Le persone che hanno tirato su Hollywood venivano considerate pazze visto che si erano posizionate nel mezzo del nulla e avevano costruito un’intera città basandosi sulle loro regole. Questo ha permesso un grande sviluppo delle esperienze artistiche, perché non c’erano freni. Ma per tante ragioni Hollywood è cambiata e continua a farlo”.
“Margot è un’attrice straordinaria. È una forza della natura, è coraggiosa e ha una fame che la spinge fino in fondo. Paragona la recitazione all’essere un animale e vive ogni ruolo come se fosse ogni volta una differente bestia selvatica. Per questo film in particolare è stato molto utile.
Ha anche una grandissima disciplina, con un virtuosismo tecnico che le permette di poter ripetere la scena dieci volte di seguito sempre nello stesso impeccabile modo. Riesce quindi a combinare questo suo istinto alla meticolosità, ed è un dualismo che non si trova in tutti gli attori”.
“Fin dall’inizio l’idea era quella che il film cambiasse in continuazione durante il suo svolgimento. Si parte dalla commedia più spinta e si conclude in tragedia. Sono partito andando dal picco massimo del divertimento per giungere poi fino alle tenebre dell’Inferno.
Un percorso che porta Babylon a toccare più generi e stili, ad esempio la sequenza con Tobey Maguire a un certo punto doveva risultare cruenta come fosse un film horror”.
“Ogni personaggio che provo a scrivere ha dentro aspetti di me. Ma in qualsiasi occasione riflettono quello che sto provando in quello specifico momento. È ovvio perciò che Manny e Nellie sono protagonisti che mi rappresentano, ma si riferiscono a quel periodo della mia vita in cui li ho messi su carta. In verità accade con tutti i personaggi.
Prendendo come punto di riferimento Babylon, posso dire che anche nel personaggio di Sidney o in quello di Fay Zhu c’è qualcosa di me, seppur non è mai un collegamento diretto. È un modo per esprimere la mia essenza e la mia esperienza”.
“È divertente perché Babylon si conclude nel 1952 e con Manny che guarda Cantando sotto la pioggia vediamo proiettata l’angoscia che avevano vissuto i personaggi nel credere che il cinema stesse morendo. Ma così non è stato, né per la settima arte, né per la televisione, anzi c’è stato un continuo crescendo.
A perire sono stati gli studios e le dinamiche che c’erano dietro, ma il cinema fa parte di un flusso di vita e morte che si ripete fin dalla sua nascita. Anche Louis Lumière continuava a ripetere che si trattava di un’invenzione senza futuro. Sono perciò ottimista, perché in verità è semplicemente un’arte che continua a cambiare e visto che mi piace considerarla ancora giovane penso che ci siano ancora un’infinità di innovazioni da scoprire”.